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10 DOMANDE A JACK ZIPES

 

Il team Leggere Leggerci ha rivolto a Jack Zipes qualche domanda per approfondire alcuni temi e conoscere la sua opinione sulla letteratura per bambini e ragazzi in questo terzo millennio.

Se l’appetito vien mangiando, la frequentazione della sua precedente produzione, l'incontro alla Biblioteca Centrale Ragazzi di Roma, la lettura del suo ultimo lavoro (Saggezza e Follia del Narrare. Teoria e pratica del contastorie), non potevano che diventare fonte di ulteriore curiosità.  

La risposta positiva e cordiale di Zipes non ha deluso le nostre aspettative ed è con grande piacere che pubblichiamo l'intervista che ci ha rilasciato.

 

       

 

1. C’è chi dice che la letteratura per l’infanzia è morta. E’ d’accordo?

Non sono affatto d’accordo. La letteratura per l’infanzia (che comprende anche i libri per i giovani adulti) sta fiorendo in tutto il mondo. Sta anche subendo una trasformazione e diventando multimediale. Per esempio, vengono ora pubblicati graphic novels e libri senza testo che derivano la loro impostazione dal modo in cui molti libri sono collegati a film, CD, DVD, giocattoli, abbigliamento e giochi. Il problema della letteratura per l’infanzia non sta nel fatto che sta morendo, ma che sta diventando una merce. La maggior parte della letteratura per ragazzi, almeno il 90%, è spazzatura, è banale e non vale la pena leggerla. Ma ci sono molti scrittori e illustratori brillanti che coinvolgono i giovani con testi e immagini stimolanti.

2. Se è vero che si assiste a livello mondiale a un appiattimento della politica sull’economia, non trova che un’analoga sorte stia capitando al mondo dell’editoria per ragazzi, in cui si assiste alla riduzione del libro a gadget, alla best-sellerizzazione dei libri per ragazzi?

Sì, come accennavo, l’interesse commerciale prevale negli editori e per questo non ci si preoccupa degli effetti che i libri producono sui giovani. Vogliono solo produrre libri che inducano i giovani lettori (e gli adulti) a comperare lo stesso genere di libri. La legge del profitto e dell’efficienza dei costi sono le forze trainanti dell’editoria.

3. Nel suo illuminante libro Oltre il giardino: l’inquietante successo della letteratura per l’infanzia da Pinocchio a Harry Potter parla del prodotto Harry Potter come di un libro fenomenale e convenzionale allo stesso tempo. Ci può parlare di questa apparente dicotomia?

Nel nostro mondo di oggi, qualsiasi cosa venga dichiarata un “fenomeno”, nel senso di unica, irresistibile, eccitante e stupenda deve essere convenzionale e popolare, altrimenti non verrebbe accettata e acclamata da milioni di persone. Questo può sembrare un paradosso o una contraddizione, ma non lo è: la letteratura “fenomenale”, o le celebrità, o i capi religiosi non possono infrangere le regole e devono essere prevedibili e convenzionali per essere acclamati come eccezionali, cosa che non sono. Noi, il pubblico di massa, tendiamo ad osannare le cose senza pensare in maniera critica cosa stiamo osannando e perché. Penso che se un libro è davvero fenomenale, allora non è eclettico, non è un’imitazione e non è prevedibile. Il fenomenale in letteratura e nell’arte in genere è sconvolgente, controverso, ribelle, disturba ed è pungente. I romanzi della serie di Harry Potter quindi non sono realmente fenomenali, ma lo sono nella loro convenzionalità.

4. Come spiega il successo del genere fantasy in questo momento storico?

Tutta la scrittura è fantastica. Tutta la scrittura è immaginifica. Vi sfido a definire il fantasy come un genere o un tipo di letteratura. Non si può. Il fantasy è un marchio inventato dagli editori e dai librai negli anni ’70. Ma nessuno riesce a definire la letteratura fantasy, anche se illustri studiosi ci hanno provato. Nell’arte e nella letteratura ci sono sempre stati momenti, qualità e motivi fantastici, da quando l’uomo ha cominciato a produrre opere d’arte. Le pitture rupestri non sono forse fantastiche? E cosa vogliamo dire dei disegni sui vasi e di altri manufatti? L’antica letteratura sanscrita non è fantastica? E tutti i miti e il teatro greco-romani? Ciò che alcuni oggi chiamano fantasy è molto imitativo, convenzionale e noioso.

5. Non trova che nel genere fantasy ci sia una dimensione fantastica, uno spazio immaginifico in cui possano trovare spazio quelle conflittualità psichiche ed emotive che accompagnano la crescita dei ragazzi ed in tal senso risultare per loro una preziosa opportunità ?

Come ho detto prima, è difficile definire le storie fantasy. I bambini usano sempre l’immaginazione. Non hanno bisogno di storie, anche se alcune stimolano la loro immaginazione. Se osservate un bambino, un bambino molto piccolo, vedete che sta già immaginando quando guarda qualcuno o qualcosa. Immaginare è parte della vita. Certamente le storie allegoriche e simboliche, come le fiabe, le leggende, i miti e i tall tales, consentono ai bambini di prendere le distanze dalla realtà sociale e forniscono uno spazio per riflettere su se stessi e sugli altri. Da questo punto di vista tutta la letteratura metaforica - come i racconti di Kafka, o le stupefacenti immagini dell’illustratore australiano Shaun Tan - può indurre il lettore a elaborare i conflitti psicologici senza temere di personalizzarli. La letteratura metaforica permette sempre la de-personalizzazione.

6. Un valido contastorie quali competenze professionali e umane dovrebbe avere ?

Ahimè, la sola cosa che posso dire è che i buoni contastorie non fingono di essere qualcuno di diverso da ciò che sono.

7. Bruno Munari e Gianni Rodari ci insegnano che la creatività va alimentata con la conoscenza. Cos'è per lei la creatività e in quale momento, lavorando con i ragazzi, comprende di trovarsi sulla buona strada ?

Munari e Rodari hanno assolutamente ragione. Per me ci sono due livelli nel lavoro con i bambini che sono completamente collegati. Per i bambini, come per chiunque voglia essere creativo, è necessario sentirsi sicuri, sicuri di ciò che si rivela e di ciò che si fa. Questa sicurezza può venire solo da uno studio serio del linguaggio, della storia, delle leggi, della società. Questa sicurezza richiede, a mio avviso, una certa familiarità e conoscenza delle convenzioni, delle regole, delle leggi, e della letteratura classica e dell’arte. Non è obbligatorio sapere tutto, ma per giocare e per infrangere convenzioni che possono essere soffocanti è necessario sapere cosa si sta facendo. Per sviluppare, espandere e trasformare le regole, i valori e le formule bisogna conoscerle bene. E’ questa l’essenza della creatività. Quando vedo i bambini con cui lavoro acquisire sicurezza e iniziare a giocare facilmente con le storie classiche e appropriarsene, percepisco che sono sulla strada giusta per stimolarli a diventare contastorie della loro vita.

8. Che differenza c’è secondo lei nelle abilità che vengono attivate quando si LEGGE una storia ai bambini e quando si RACCONTA loro una storia?

Personalmente credo che entrambe le modalità, la lettura e la narrazione di storie, possano stimolare i bambini a pensare creativamente e criticamente. Io preferisco raccontare le storie perché posso avere un migliore contatto visivo con i bambini e anche riuscire a farli partecipare alla mia narrazione.

9. Sarebbe possibile sperimentare e provare a diffondere anche qui in Italia il vostro progetto creando una rete di collegamento con voi e tra Stati Uniti e Italia?

Non ho dubbi che “Neighborhood Bridges” prenderà piede in Italia. Potrebbe anche essere di aiuto a cambiare la pratica pedagogica, proprio come Rodari ha provato a portare avanti delle riforme. Ho portato “Neighborhood Bridges” in tutto il mondo e negli Stati Uniti, e questi workshop hanno sempre dimostrato che è possible avviare questo programma ovunque. Tra due settimane sarò in Australia e anche lì farò un workshop.

10. Nel suo libro “Saggezza e follia del Narrare” lei dice che vorrebbe realizzare un videotape che mostri il vostro metodo nel progetto. Se lo farete, pensa che sarebbe possible acquistarlo anche in Italia ?

Ci sono già trenta o quaranta videocassette e DVD che ho realizzato, o che hanno realizzato gli artisti insegnanti che lavorano nel programma Neighborhood Bridges. Abbiamo un breve DVD promozionale di circa dieci minuti che spiega brevemente quali sono i nostri obiettivi. Ma non abbiamo realizzato un efficace DVD di due ore che tratti tutti gli aspetti del nostro programma. Questo perché, anche se abbiamo da molti anni molto materiale, abbiamo prestato più attenzione al nostro vero lavoro, e lo staff che amministra il programma non ha molto tempo per realizzare il DVD. Ma spero che lo faremo l’anno prossimo.

Per gentile concessione di Jack Zipes

 

   
 

   
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